lunedì 8 aprile 2024

CESENATICO - Il richiamo della Romagna

 

 CESENATICO - Il richiamo della Romagna

 



“I paesaggi  non sono semplicemente  panorami, sono luoghi interiori …” , così recita la prefazione a cura di Giulio Greco  alla mia silloge “ Al lago mi sento poeta”. 

E ciò corrisponde al vero poiché CESENATICO per me non rappresenta semplicemente una località di mare della Riviera Romagnola il cui porto leonardesco e le Vele storiche del Museo della Marineria  contribuiscono a fornire l’immagine di un luogo suggestivo, bensì  è una fonte di emozioni che si rigenerano ad ogni mio ritorno perché a Cesenatico, in periodi diversi, ci sono tornata più volte. 

La prima volta ci andai per caso senza curarmi neppure si sapere quale fosse l’esatta posizione geografica: m’informai sugli orari dei treni  in partenza dalla stazione Centrale di Milano e partii. Era maggio ed ero prossima ad un evento significativo della vita che però peccava di completa convinzione per cui  andai a Cesenatico intenzionata a riflettere lontano dalla mia quotidianità.

Mi trovai coinvolta in situazioni impreviste e sorprendenti, fra le quali un pomeriggio al Villaggio Azzurro dell’Aeronautica Militare  di Cesena in attesa che il controllore del traffico aereo  terminasse il suo turno. Non solo, sempre a Cesena,  in piazza del Popolo seduta sui gradini della Fontana Masini,  rimasi a contemplare un cielo stellato e ad ascoltare colui che magistralmente declinava i versi di A’ LIVELLA, di Antonio De Curtis.

La poesia mi ha  da sempre suggestionata e mettere in pratica il motivo per cui ero andata a Cesenatico, ossia  riflettere,  divenne complicato.

In ogni caso prima del mio ritorno a Milano, una luce penetrò il labirinto delle indecisioni e tutto mi apparve chiaro: la strada che stavo per imboccare era sbagliata.

Quindi il mio primo impatto con Cesenatico fu determinante nelle mie scelte.

Nella vita succede che le cose cambiano quando meno te l’aspetti e l’importanza di un incontro   spesso scaturisce dal primo sguardo, altre volte è la forza di un abbraccio a creare una storia, ma  nulla accade per caso.





 Ritornai a Cesenatico qualche tempo dopo  e vi trascorsi un’insolita estate: durante un’escursione turistica in mare a bordo di una motonave, insieme ad un’amica fui ingaggiata come “cameriera”.Le escursioni prevedevano la pesca, forse con le reti a strascico, non ricordo bene. Si pescava prevalentemente pesce azzurro e se ne pescava parecchio: fritto  al momento sulla motonave stessa, veniva servito ai passeggeri unitamente a vino bianco della zona: trebbiano o albana. L’esperienza fu molto positiva, le conoscenze molteplici e alcune amicizie si consolidarono anche se non si protraessero a lungo.

Gustave Flaubert scrisse una grande verità: “Le passioni impallidiscono quando le si trapianta”  e ritrovare le persone in ambienti diversi da quelli dove si sono conosciute, a volte possono apparirci diverse e meno affascinanti. 

Non vi è mai successo di innamorarvi al mare, durante l’estate e rivedere poi la persona oggetto dell’innamoramento in altro ambiente e trovarlo insignificante? A me  successe.


 Tornai a Cesenatico da giovane mamma e rifeci l’escursione in mare: seppi che la motonave  AQUILA D’ORO 71 aveva cambiato mare ed era stata trasferita  in Sardegna, dove credo sia ancora attiva e al suo posto  trovai LA NAVE DEL SOLE, la cui modalità  dell’escursione era rimasta invariata.

Tornai a Cesenatico da zia, ci ritornai con nuovi amici e sempre “ ci sono stata bene” anche se alcune volte più di altre. A Cesenatico ho persino ballato il liscio io, che il liscio non so ballare e comunque alle balere di Liscio preferivo la discoteca La NUIT o la PINETA della vicina Milano Marittima.     

A Cesenatico ho vissuto incontri insoliti ma significativi, sui quali non intendo soffermarmi, anche se ben li conservo nella memoria con gioia e senza rimpianto.


 La passeggiata lungo il Porto Canale anche nei casi in cui è super affollato di turisti, è per me rilassante, la disponibilità alla conversazione da parte dei gestori delle varie attività trovo sia una caratteristica non trascurabile.

Amo l’accento romagnolo e l’atmosfera spensierata che si respira per le strade  specialmente nella bella stagione.


Imperdibile la  visita alla Piazza delle Conserve nel centro storico:  qui sono stati recuperati un paio di  pozzi dalla forma tronco-conica che un tempo venivano utilizzati per la conservazione del pesce.

Amo la spiaggia sabbiosa, quella sabbia che s’infiltra ovunque sino ad essere fastidiosa  e amo pure il mare che rare volte ha il colore del mare essendo il fondale del Mar Adriatico sabbioso.



Al Molo di Ponente, gli iconici  capanni dei pescatori , delle piccole palafitte in legno dalle quali le reti vengono calate in mare per la pesca,  offrono uno scenario molto coreografico.

Singolare il grattacielo di 33 piani, costruito  nel 1958 su progetto dell’architetto Berardi in un luogo dove grattacieli non ce n’erano! E per qualche anno, con i suoi 125 metri d’altezza,  ebbe pure il primato d’essere il grattacielo più alto d’Europa.


E quando mi trovo a transitare dinanzi al Soggiorno marino AGIP- ENI in viale Carducci, non posso fare a meno di sorridere poiché penso a mio figlio che ci andò per la prima volta a 8 anni dopo di che mi è stato impossibile  fargli cambiare  destinazione: sino a quattordici anni ogni estate, terminata la scuola andava a Cesenatico. “ Troppo bello Cesenatico, troppo bello il pioppeto”- diceva , nonostante  già avesse visto il mare di Sardegna, di Corsica e  Grecia.

Probabilmente anche su di lui, CESENATICO esercitò notevole fascino e infatti l’anno che avrebbe compiuto 15 anni e quindi  non poteva più accedere al soggiorno Eni mi convinse a trascorrere una settimana all’Hotel Bristol  io e lui soltanto e ci divertimmo un mondo.

 Ero a CESENATICO pure nel 1998 quando  Marco PANTANI, il ciclista nativo del luogo,  vinse il Giro d’Italia e il Tour de France: ovunque  si sentiva parlare di lui e non c’era vetrina che non avesse esposto la sua foto .  Ricordo con piacere Cesenatico in festa per Marco Pantani soprannominato  “IL PIRATA”,  scomparso troppo presto e troppo giovane e al quale ora è dedicato uno spazio  nei pressi della stazione: Spazio Pantani.  Inoltre, anche  dinanzi al Gran Hotel di Cesenatico in Piazza Andrea Costa, in sua memoria,  dentro un’aiuola sono state  installate due grandi biglie contenenti la sua immagine che richiamano l’attenzione di  chiunque passi . 


Come tutti i luoghi, negli anni anche CESENATICO è cambiato, ma io ci ritorno sempre volentieri. Per me, fra le località della riviera Romagnola, rimane “il più bello” e quest’anno ci sono ritornata per trascorrervi Pasqua. Ho mangiato dell’ottimo pesce perché a Cesenatico la cucina è ottima quasi ovunque, ho rinfrescato i ricordi e ne ho arricchito la mia raccolta.

Cesenatico, non lontano da Milano e non così vicino, mi è rimasto nel cuore. 

Aprile 2024 – Y.P.

mercoledì 3 aprile 2024

NON TI MANCHI MAI LA GIOIA - VITO MANCUSO

 

Breve itinerario di liberazione

VITO MANCUSO

Quando si sa, e si è in grado di esprimere quello che si sa, si è in possesso dell’arma principale per difendere la propria autonomia

Ci sono periodi in cui siamo attratti dai romanzi, dalle letture poco impegnative che ci consentano di evadere dal quotidiano e magari ci fanno sognare. Ma poi ci sono periodi in cui ci poniamo molteplici domande a cui non sempre siamo in grado di rispondere o semplicemente, la realtà ci appare particolarmente complessa  e  sentiamo la necessità di ricercare quei libri che possono aiutarci a meglio comprendere ciò che sta dentro e fuori di noi.  Il periodo che stiamo vivendo è indubbiamente molto complesso: i focolai di guerra non accennano a spegnersi e nonostante ciò il consumismo è sempre dilagante. I politici più che occuparsi dei seri problemi, mirano soltanto alla gestione e al mantenimento del potere senza un briciolo di dignità.

In questo saggio di sole 128 pagine le tematiche affrontate sono numerose: Dio, Anima, Politica...

 Molto  interessante l’ analisi sulla diversità fra DEMOCRAZIA FORMALE e DEMOCRAZIA SOSTANZIALE.

“…il senso della democrazia si compie quando si affrontano i problemi concreti dei cittadini e promuove il bene comune realizzando i contenuti sostanziali richiamati poco fa…..”

 “ …imperversa il narcisismo, inteso come riconduzione di tutto il proprio amore a se stessi. Il Dio dei nostri giorni si chiama IO. Noi viviamo nel tempo del Dio Io”.

 VITO   MANCUSO, teologo laico e filosofo con i suoi SAGGI è illuminante : i suoi scritti ci portano a maggior consapevolezza e ci permettono di entrare e attraversare quei labirinti che da soli forse non attraverseremmo mai.

I suoi studi gli consentono di mettere a confronto religioni e filosofie diverse, senza trascurare le varie civiltà e quindi ci offre più scuole di pensiero.  

Ne consegue che chi legge oltre ad ottenere un arricchimento culturale ha la possibilità di  analizzare e analizzarsi e magari intraprendere cambiamenti che se non avesse riflettuto non avrebbe preso in considerazione.     

Questo saggio a mio parere è molto interessante poiché analizza la società e il mondo attuale ed evidenzia “quanto siamo in trappola” e quanto sia complicato uscirne perché ci sono cose che dipendono da noi e  altre che siamo costretti a subire.

Ovviamente a livello personale, che non è mai solo individuale, qualcosa si può fare, una speranza c’è  e infatti nella quarta di copertina riporta il suggerimento di SENECA: “ Non ti manchi la gioia. Voglio, però, che ti nasca in casa: e ti nascerà, se sorge dentro di te”.

Per casa s’intende “la nostra interiorità”. 

Solo qualche stralcio:

 -         “Il cielo in una stanza”, cantava Gino Paoli più di 60 anni fa, musica, poesia sugli incontri d’amore con una donna. “Il mondo in uno schermo”, cantano oggi i nostri giorni, triste prosa della condizione della mente di molti di noi. Il progressivo impoverimento del linguaggio ne è un indiscutibile indicatore… Galimberti asserisce che si stima che oggi i giovani “se la cavano con 300 parole, se non di meno e aggiunge che è un grosso problema perché come ha evidenziato Heidegger, noi riusciamo a pensare limitatamente alle parole di cui disponiamo, perché non riusciamo ad avere pensieri ai quali non corrisponde una parola.

-         Per guidare l’automobile occorre la patente, perché non dovrebbe essere lo stesso per eleggere quelli che devono guidare un paese?

 -         Il Dio del passato non può e non deve tornare. Il Dio del presente a forma di Io è un incubo ogni giorno più aggressivo. Il Dio del futuro non ha ancora mandato segnali di sé. E noi, qui e ora, divorati dalla cupiditas senza limiti, siamo in trappola.

 -         Oggi le nostre coscienze sono sistematicamente esposte a un bombardamento continuo che promette piacere e felicità a chi soddisfa una serie di esigenze e prestazioni esteriori all’insegna dell’avere e dell’apparire. Ciò di cui abbiamo realmente bisogno , invece, ciò di cui hanno bisogno soprattutto le nuove generazioni, è una pedagogia della gioia che insegni come imparare a gioire interiormente all’insegna dell’essere e dell’autenticità…”

 Un libro di cui non esito a suggerirne la lettura e nel mio caso non lo riporrò in libreria, poiché lo riprenderò.

 Marzo 2023 – Y.P.

 

mercoledì 31 gennaio 2024

PRENDETEVI LA LUNA - Paolo CREPET

 PRENDETEVI LA LUNA - Paolo CREPET


Psichiatra e sociologo, assai presente nei vari programmi televisivi non rientrava fra gli autori di mio interesse, senonchè avendo assistito in tempi recenti a qualche sua conferenza e aver letto PASSIONE pubblicato nel 2018, mi sono ricreduta.
Infatti durante la mia ultima escursione in libreria non ho esitato ad acquistare PRENDETEVI LA LUNA, la sua ultima pubblicazione per Strade Blu - Mondadori.

A dire il vero il titolo “ PRENDETEVI LA LUNA” mi ha intrigata assai poiché da sempre la luna mi affascina, ma ora che ne ho terminato la lettura posso manifestare la soddisfazione per l’ acquisto che mi ha accompagnata in questa prima vacanza dell’anno.
Dallo stile letterario che definirei di facile comprensione anche per coloro che non affrontano spesso simili letture, ritengo quest’opera davvero molto interessante.
“Un dialogo tra generazioni” che evidenzia quanto sia necessario non arroccarsi sui propri convincimenti poiché la società è in continua evoluzione .
Le conoscenze sono indispensabili per favorire comunicazioni costruttive ed evitare conflitti.
Strutturato in 44 capitoli, Crepet affronta gli argomenti a lui sempre molto cari come la scuola, l’educazione, la genitorialità, e poi… l’avvento dell’intelligenza artificiale con pregi e ripercussioni negative, rabbia e diritto all’inquietudine, dignità e umiliazione, autorevolezza e rispetto, e molto altro.
Ecco qualche stralcio:

- L’illusione è un pericolo che va corso, non eluso.
- Il rapporto fra generazioni ha invece necessità di discontinuità, di critiche. Il rapporto fra le generazioni non segue regole mercantili, ma fiduciarie. ( Si tratta solo della sintesi di un capitolo che ritengo davvero IMPORTANTE il cui titolo è “ Genitori infantili “. Analisi di comportamenti espresse anche da Massimo Ammaniti in “ Famiglia adolescente”).
- Se si cresce con la tecnologia digitale, si diventa tecnologia digitale. L’attenzione necessaria per seguire una chat o per comunicare su WhatsApp è minima; una comunicazione più complessa, che necessita di maggior tempo per l’apprendimento, viene automaticamente scartata.
- L’uso continuativo di uno smartphone, sostiene Cangini, atrofizza il cervello e non è esagerato dire che stia dando un contributo a “ decerebrare” le nuove generazioni. Tutte le ricerche internazionali citate…… giungono alla medesima conclusione: il cervello agisce come un muscolo, si sviluppa in base all’uso che se ne fa e l’uso di dispositivi digitali ( social e videogiochi) così come la scrittura sulla tastiera elettronica invece di quella a amno, non sollecita il cervello. Il muscolo dunque si atrofizza.
- Difficile ingaggiare una battaglia contro gli schemi che prevedono e preferiscono ciò che è replicabile.
- Le regole assomigliano a paracarri: quasi inutili in una bella giornata di sole, salvifici in una notte nebbiosa. Rispettarle è fondamentale proprio nel momento di smarrimento, di difficoltà, sono stelle nel cielo, non cieche imposizioni.
- Mi batto per il diritto alla malinconia……………..La malinconia non è una livella, ma una sgorbia gioiosa che incide nella visione più edulcorata e ipocrita del nostro modo di vivere.
- Le librerie sono come le api e le lucciole, fin che ci sono significa che il clima è buono, l’aria incontaminata. Quando spariscono , è segnale di degrado, non solo culturale.
Potrei riprendere numerosi altri stralci, credo di aver evidenziato parecchio in ciascun capitolo, ma ritengo più utile leggere l’intero libro, per cui non esisto a consigliarlo.
Gennaio 2024- Y.P.

venerdì 26 gennaio 2024

LE NOTTI BIANCHE – Fedor DOSTOEVSKIJ

 LE NOTTI BIANCHE – Fedor DOSTOEVSKIJ



Che il tuo cielo sia limpido e sereno, il tuo sorriso luminoso e senza nubi, che tu sia benedetta per l’istante di felicità, di gioia che hai concesso a questo cuore solitario e grato”.

Si tratta di un racconto simile a una favola ma per nulla irreale, ambientato nella città di SAN PIETROBURGO. Il protagonista, un giovane sognatore, durante una delle sue quotidiane passeggiate incontra casualmente una ragazza in lacrime.

Era una bella notte, meravigliosa, una di quelle notti, caro lettore, che possono esistere solo nella giovinezza. Il cielo era talmente pieno di stelle, talmente limpido che guardandolo veniva da chiedersi. “ E’ mai possibile che ci siano, sotto questo cielo scintillante, persone cattive e capricciose”.

Un incontro che sarà per lui l’inizio di una vita reale incentrata su attese, speranze e disillusioni.
Durante le quattro notti, il tempo in cui si consuma la storia, il giovane sognatore e la ragazza in lacrime diventano amici e si confidano le storie della loro vita.
La conclusione lascerà un dubbio che indurrà il lettore a riflettere sul confine fra sogno e realtà.
Ho trovato la lettura di LE NOTTI BIANCHE molto avvincente, mi ha regalato anche qualche sorriso ma soprattutto ha rinvigorito la mia ammirazione per lo stile letterario di DOSTOEVSKIJ: inarrivabile!
Qualche stralcio:
- Sono serio. Ho amato un ideale. Ci sono donne che esistono solo nei miei sogni. I miei sogni sono interi romanzi. Oh, voi non mi conoscete! Non si può vivere senza sogni!
- E’ impossibile vivere senza avere una storia.
- La sua immaginazione infuria; una vita nuova scintilla affascinante davanti ai suoi occhi; un nuovo sogno, una nuova felicità, si concretizzano davanti a lui; in poche parole ha ingoiato una nuova dose di quel veleno raffinato e dolcissimo che si chiama sogno.
- Perché non possiamo essere tutti come fratelli? Perché anche l’uomo migliore nasconde sempre qualcosa agli altri? Perché non si può dire schiettamente quello che si ha nel cuore, se si sa che le proprie parole non sono buttate al vento? Ognuno vuole apparire più duro di quanto in realtà non sia, come se tutti temessero di svalutare i propri sentimenti rivelandoli troppo presto….
Gennaio 2024 – Y.Pelizzari

domenica 3 dicembre 2023

L’ULTIMO SOGNO – PEDRO ALMODOVAR

 



 

“…la realtà ha bisogno della finzione per essere completa, più gradevole, più vivibile”

 

Apprezzo moltissimo Pedro ALMODOVAR come regista e credo d’aver visto tutti i suoi film, per cui giorni fa in libreria non ho esitato ad acquistare L’ULTIMO SOGNO  sulla cui fascetta gialla è riportata la seguente scritta: “ Il libro più personale di un regista di culto”.

Talmente impaziente di conoscere cosa contenessero le 227 pagine che danno vita al libro, nel giro di alcune ore notturne l’ho letto e ho avuto il riscontro che a volte la felicità si trova anche dentro i libri.

 

Si tratta di un insieme di  12 racconti, fra i quali L’ULTIMO SOGNO ,  che da’ il titolo al libro,  ed è dedicato alla madre, scomparsa da qualche giorno ( nel racconto).

Poche pagine che mi hanno molto coinvolta poiché nelle riflessioni di Pedro ho trovato la miglior espressione di alcune mie convinzioni:

 -         Le madri vanno sempre sul sicuro. “C’è gente che pensa che i figli si facciano in un giorno. Però ci vuole tempo. Molto” diceva Lorca. Neanche le madri sono cosa di un giorno. E non hanno bisogno di fare nulla di speciale per essere essenziali, importanti, indimenticabili, didattiche. Io ho imparato molto da mia madre, senza che né lei né io ce ne rendessimo conto. Ho imparato qualcosa di fondamentale per il mio lavoro, la differenza fra finzione e realtà , e come la realtà abbia bisogno di essere completata dalla finzione per rendere la vita più facile.

 Alcuni racconti iniziali   a tratti sembrano  quasi scabrosi, eccessivi,  ma non sta a me esprimere un giudizio poiché dovrebbero riferirsi all’esperienza  del regista negli anni in cui era studente: Pedro Almodovar sino all’età di 16 anni ha studiato presso i Frati Francescani e i Salesiani.

Probabilmente  alcune narrazioni  intendono evidenziare soprattutto l’ipocrisia  e l’aria malsana che si possono respirare in alcuni collegi religiosi prettamente maschili o femminili.

 Il racconto VITA E MORTE di MIGUEL , personalmente l’ho trovato geniale: narra la vita all’incontrario, ovvero l’inizio è nella Morte dentro la quale si compiono azioni e, la fine è nella Nascita.

Mai letto nulla di simile….

“ ….La vita usa gli individui come pedine con cui portare avanti il proprio gioco.”

Un altro racconto che ho molto apprezzato è racchiuso in poche pagine “ Addio, vulcano”,  dedicato a Chavela Vargas, una cantante  costaricana naturalizzata messicana  che frequentò  Frida Kahlo, Diego Rivera e Luis Echeverria. Vittima dell’alcool per alcuni anni cadde nell’oblio, ma nel 1990 tornò sulle scene e Pedro Almodovar le rese omaggio scegliendo delle sue canzoni quali colonne sonore di alcuni film, facendola così conoscere al grande pubblico.  Chavela Vargas morì nel 2012.

 La redenzione – “Le utopie sono contagiose e la loro diffusione vertiginosa”

Ebbene questo racconto l’ho letto  un paio di volte. Narrazione incredibile, quasi divertente , ma da un determinata prospettiva “ non del tutto inverosimile”.  

Almodovar si dichiara ateo e qui racconta del Figlio di Dio, che si proclamava d’essere il Messia.  Nella narrazione lo identifica come “forestiero” e ne fornisce una descrizione, secondo me  a dir poco, meravigliosa: 

-         “….non voglio dire che il suo modo di agire fosse pieno di inganni, ma che la fertilità delle parole ( e lui era un maestro nell’usarle) e la loro tendenza a diffondersi gli abbiano fornito un aiuto magico”

-         “Era un poeta che faceva sognare mondi e idee fantastici e per questo motivo, e per la sua bellezza, c’era sempre gente che lo seguiva”

-         “Ci promise una vita migliore se lo seguivamo, e parlava di tirarci fuori dalle tenebre se gli credevamo e abbandonavamo tutto ciò che si riferisce a questo mondo”.

 

 Non vado oltre, ma mi permetto suggerire la lettura  di L’ULTIMO SOGNO  soltanto a coloro che apprezzano questo personaggio poiché si tratta di un libro singolare e comunque,  accolto dalla critica favorevolmente:

 “ Questo libro ci apre le porte del suo universo intimo e della sua immaginazione debordante” – El Mundo    

Un maestro nell’arte di raccontare storie sfrenate e audaci” – Le Quotidien Du Cinema

Pedro Almodovar oltre che regista è anche scrittore per cui in questo libro, racconta dell’influenza che ha avuto la scrittura su di lui.

- "Non ho problemi a scrivere di me stesso. Direi che è quasi l'unica cosa che faccio. Scrivere delle "mie donne" o dei "miei uomini" mi risulta difficile, non voglio coinvolgere nessuno in ciò che scrivo, o soltanto se l'ho romanzato abbastanza da far sì che il personaggio originale risulti irriconoscibile".

 

Novembre 2023- Y.P.

sabato 11 novembre 2023

PAOLO - L'UOMO CHE INVENTO' IL CRISTIANESIMO - CORRADO AUGIAS

PAOLO – L’uomo che invento’ il cristianesimo
Se l’autore non fosse stato CORRADO AUGIAS questo libro non l’avrei letto perché non ero particolarmente interessata ad approfondire la conoscenza dell’apostolo PAOLO DI TARSO nato SAULO, mentre ora che l’ho terminato ne sono molto soddisfatta e suggerisco di prenderlo in seria considerazione.

L’autore che ha raggiunto l’età di 88 anni e pare in splendida forma, essendo giornalista , autore e conduttore televisivo, scrittore credo sia noto a tutti e quindi non ha bisogno di presentazione. I suoi libri dallo stile letterario eccelso e molto piacevoli da leggersi , sono sempre fonte di arricchimento per il lettore anche se nel caso specifico ho letto qualche recensione non del tutto positiva in quanto il titolo pare riprenda un’altra pubblicazione del 1997. Ritengo l’osservazione irrilevante poiché trattandosi della vita dell’apostolo PAOLO non si può pretendere che CORRADO AUGIAS sia stato il primo ad affrontare l’argomento.

 Sinteticamente, in questo libro l’autore ripercorre la vita di Paolo di Tarso che da persecutore , passando attraverso la conversione , con intelligenza e forza di volontà , è divenuto, colui che raccolse l’irripetibile magistero di Gesù di Nazareth e lo canonizzò modellando e trasformando il cristianesimo com’è ai giorni nostri. Ovviamente Corrado Augias non si limita a fare la cronaca delle vicissitudini di Paolo bensì citando documenti vari analizza ed evidenzia le differenze riscontrate nelle narrazioni che sono arrivate sino a noi ed inoltre, senza prendere una netta posizione , non tralascia informazioni recenti e qualche osservazione personale che secondo me è molto utile per richiamare l’attenzione e stimolare il senso critico. In ogni caso gli autori dei vangeli e Paolo si rifanno a racconti trasmessi oralmente, il che spiega le innegabili differenze nelle descrizioni dei fatti.

Cita ad esempio il sacerdote e teologo Alfred Loisy, dapprima scomunicato e poi riabilitato dal Vaticano II che sull’evento accaduto sulla via di Damasco aveva un’idea ben precisa : pg. 33 – “ La conversione repentina e appassionata quanto era appassionata la precedente ostilità, non è il frutto di esperienze e riflessioni lentamente maturate, bensì l’effetto “ d’una crisi psichica psicopatica, avvenuta sotto forma di visione o estasi involontaria, indubbiamente preparata da un travaglio interno inconsapevole, per manifestarsi di colpo e in forma tale che Paolo non potè non vedervi un miracolo o una rivelazione divina”. 

 E a proposito di Maria di Magdala, “ La Maddalena” , Corrado Augias scrive che “era certamente presa o innamorata di Gesù. Di quale tipo d’amore si trattasse, se spirituale o terreno, amichevole o sensuale, o comunque si voglia ipotizzare questo poderoso sentimento, non ha molta importanza.” Il solo elemento certo è che rappresenta una delle figure più misteriose e seducenti delle Scritture. Secondo al vangelo (gnostico) di Filippo, Gesù la baciava spesso sulle labbra.

Qualche stralcio

 - Nel cristianesimo delle origini c’erano anche donne diacone scelte dapprima tra le vedove, in seguito di preferenza tra le vergini. Queste presenze femminili sussistono in alcune confessioni protestanti dove si trovano diaconesse e pastore, cioè vere e proprie ministre di culto. I cattolici non hanno mai elevato le donne al rango sacerdotale…

 - Paolo certamente non conosceva il DE RERUM NATURA di Lucrezio…… Eppure proprio in quelle mirabili pagine si ritrova una descrizione della passione carnale che l’apostolo avrebbe voluto condividere. Lucrezio descrive la fame d’amore, la stretta selvaggia, a tratti dolorosa, che cerca di placarla. Invano, però, perché le passioni sono più forti dell’invocata serenità di pensiero. Non a caso il mito insegna che l’amore è conseguenza d’una ferita, la freccia fatale scagliata dal piccolo, malizioso Cupido apre una piaga che può risultare mortale se non curata. Io che leggo tenendo sempre la matita a portata di mano, ho evidenziato molte pagine a indicare che ho trovato molte informazioni interessanti che vorrei ricordare , anche a proposito di NERONE e SENECA .

 Grazie a Corrado Augias per aver scritto questo libro. 

 Ottobre 2023 – Y.P.

martedì 7 novembre 2023

LA LENTEZZA – MILAN KUNDERA

LA LENTEZZA- in copertina Donna nuda col braccio destro alzato di Antoine Watteau

 Quando gli eventi accadono troppo rapidamente nessuno piò essere sicuro di niente, assolutamente di niente, neppure di se stesso”.

 Dopo aver molto apprezzato L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA dell’ESSERE, non ho esitato ad approcciarmi a LA LENTEZZA, il primo romanzo di MILAN KUNDERA scritto in francese e ambientato in Francia, un romanzo definito singolare, veloce e intenso.

Io ho letto la traduzione italiana e casualmente è stato il libro che mi ha accompagnato durante il mio viaggio, proprio in FRANCIA.

L’autore, Milan Kundera, morto a luglio  è stato uno scrittore, poeta, saggista e drammaturgo francese di origine cecoslovacca ed etnia ceca e l’ opera di maggior successo indubbiamente è il già citato “ L’insostenibile leggerezza dell’essere”, ma ne ha scritti diversi dal contenuto significativo.

 

LA LENTEZZA, come si può desumere dal titolo  fra le diverse tematiche, affronta principalmente quella inerente   al  correre troppo”: la velocità porta volgarità, anche in amore.Isteria collettiva, tecnologia massiva,  inducono all’oblio, alla perdita di memoria.

L’autore fa il collegamento fra la lentezza al ricordare e la velocità al dimenticare.

 

C’è un legame segreto fra lentezza e memoria, fra velocità e oblio. Prendiamo una situazione delle più banali, un uomo cammina per strada. A un tratto, cerca di ricordare qualcosa, che però gli sfugge. Allora istintivamente, rallenta il passo. Chi, invece, vuole dimenticare un evento penoso, appena vissuto accelera inconsapevolmente la sua andatura, come per allontanarsi da qualcosa che sente ancora troppo vicino a sé nel tempo.”

 

Quando vogliamo ricordare o preservare il momento, ci muoviamo e agiamo lentamente, invece, si corre veloci per dimenticare un'esperienza passata. Ad esempio, dopo la disastrosa notte passata al castello, Vincent, un protagonista della storia narrata,  cavalca la sua motocicletta e guida il più velocemente possibile per lasciarsi alle spalle il luogo del suo fallimentare incontro amoroso.

Dallo stile letterario impeccabile con descrizioni ricercate e dettagliate, l’autore offre al lettore la possibilità d’immaginare nitidamente gli scenari in cui si svolgono gli eventi.

La trama offre  numerosi spunti su cui soffermarsi a riflettere.

C’è l’ esaltazione nell’imparare ad aspettare , dare il giusto valore all’attesa,  avere pazienza e comprendere che dentro l’attesa si trova ciò che la foga e l’immediatezza non ci possono dare.

In un castello antico divenuto hotel, si  svolge un convegno di entomologia a cui partecipano personaggi molto diversi fra loro:

·        Jacques-Aloys Berck, un politico esibizionista

·         Immacolata, una regista della quale  Berck si era innamorato in gioventù senza essere corrisposto, mentre  ora mira al politico per interesse;

·         Vincent, un giovane assistente che vive nell'ammirazione del saggio Pontevin, del quale cerca di imitare persino la dialettica

·         Il professor Čechořípský, entomologo ceco caduto in disgrazia dopo la Primavera di Praga del 1968; allontanato dalla Accademia delle Scienze per tradimento del regime comunista e costretto a esercitare il mestiere di muratore per vent'anni; per lui il convegno è l'occasione per un riscatto (che avverrà in maniera tutta particolare).

In questo castello è presente anche un personaggio che s’identifica con l’autore in compagnia della moglie per una breve vacanza.

Non vado oltre per non togliere sapore a chi deciderà di intraprendere questa meravigliosa lettura che nonostante l’importanza degli argomenti non trascura leggerezza e ironia.

Stralci

-         L’origine della paura è nel futuro, e chi si è affrancato nel futuro non ha più nulla da temere.

-         Alla base dell’edonismo vi è dunque la nozione di sofferenza: e poiché i piaceri sono più spesso causa di infelicità che di felicità, Epicuro raccomanda solo piaceri prudenti e modesti.

-         …Ella possiede la sapienza della lentezza e conosce a meraviglia la tecnica del rallentamento.

-         Non è così facile strappare via una scheggia. Si può dominare il dolore, rimuoverlo, fingere di non pensarci più, ma simulare è faticoso.

Novembre 2023- Y.Pelizzari